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"Carlo Ferrario"

Negli anni �70 l�Autunno Musicale aveva fatto di Como una piccola ma prestigiosa capitale della musica contemporanea e sulle sponde del Lario sbarcavano compositori per presentare le loro opere, studiosi e giornalisti del ramo per rendersi conto di ci� che bolliva nel pentolone internazionale e per stabilire il punto critico in cui era arrivata l�esperienza, sempre in fermento, delle varie avanguardie. Non mancavano i giorni della musica tradizionale nei suoi aspetti meno conosciuti, di solito trascurati dalle istituzioni maggiori in sintonia coi gusti di un pubblico poco aperto alle scorribande estranee all�ovvio e al consacrato: i polifonisti del Quattro-Cinquecento? una chicca elegante ma da dosare con parsimonia; Stravinskij e compagni? le colonne d�Ercole ch�era rischioso oltrepassare se non con una compagnia di ardi�mentosi ancora pi� piccola di quella che os� seguire l�Ulisse dantesco.
L�Autunno propose ai parrocchiani autori rinascimentali riscuotendo un successo che ci sorprese tenuto conto delle musiche di non alta qualit� che risuonava ormai nelle chiese.
Oltre Villa Olmo, altre  sale cittadine di si riempivano per seguire programmi tutt�altro che convenzionali: financo per la musica elettronica.
Ci  furono anche allora voci discordanti e mormorii �d�autore�: �pesi eccessivi per le fragili spalle dei comaschi�� �Ignorata la bella melodia italiana per gli incomprensibili borborigmi di snobistiche �lites�� �Soldi pubblici per far ascoltare un certo Monteverdi o un farneticante chiss�-chi� ad un pubblico attestato sulla Bella Gigogin��  
I tempi, si sa, cambiano, e non sempre in meglio. Quelli che stiamo attraversando appartengono ai menestrelli considerati ormai come i veri campioni della �Grande Musica�, quella che del resto piace agli adolescenti e ai loro nonni, alle casalinghe di Blevio e ai docenti dei Licei,  alle maggioranze e alle opposizioni, e che, col supporto combinato di faretti e decibel, riempie gli stadi�
Si diceva dei politici: forse che Bach e Mozart (non parliamo di Stravinskij e di Sch�nberg!) attirano voti e consensi?  Perch� si dovrebbe allora finanziare l�Autunno Musicale? Non ci sono quattrini nemmeno per rimediare al dissesto delle strade cittadine, figuriamoci per una rassegna che non interessa pi� a nessuno�
Si parlava dello scintillio degli anni Settanta, ma il percorso del festival comasco, conobbe  �bisogna riconoscerlo � anche quelli di un progressivo declino. Forse s�intrapresero troppe iniziative, in s� rag�guardevoli ma alla fine dispersive per eccessivo allargamento del territorio: la Lombardia, il Canto delle pietre, Praga e (auspice Cleopatra) perfino l�Egitto�  
Tutte le cose, si sa, hanno fine e principio, ma ci� che preoccupa, oltre la drammatica sorte dell�Autunno Musicale, � il progressivo spegnersi, negli amministratori, dell�impegno culturale: mostre, concerti, rassegne: tutta roba in fondo inutile, e se Goebbels alla parola �cultura� metteva mano alla rivoltella�, i nostri politici nascondono alla svelta il portafoglio.
� illusorio sperare in qualche mecenate illuminato, un esponente dell�industria che sposti il suo interesse dalle squadrette di calcio alla musica e alla cultura?
Un po� di rimpianto ma nessun addio all�Autunno Musicale: che Orfeo, le Muse e quel che resta della pubblica opinione veglino ancora sulle sue sorti.