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"Antonella Monetti"

Attrice, danzatrice e musicista, nella metà degli anni Ottanta, si diploma alla Bottega teatrale di Firenze diretta da Vittorio Gassmann, partecipando al lavoro di Giancarlo Sepe su Beckett andato in scena al festival "la Versiliana". 
Dopo una prima esperienza al teatro di Roma con il "Pulcinella " di Manlio Santanelli diretto da Scaparro con Massimo Ranieri, lavora in Rai per 12 anni: dapprima come conduttrice di programmi, "Magazine 3, il meglio di Rai 3", poi come attrice di fiction e varietà, (su Blob possiamo ancora intercettare la sua "spogliarellista intelligente" da "Avanspettacolo con Franchi e Ingrassia) ed infine come autrice, "Hanna e Barbera Bazar " RAI 1. Esce dal tubo catodico puntando al contatto con il pubblico e diventa cabarettista con testi auto prodotti: "Parole sui fatti" e "Opinioni personali ", vengono rappresentati in locali e teatrini per un paio d'anni.
 Dopo un'altra esperienza in TV accanto a Dario Vergassola e Daniele Formica, smette lustrini e pallettes e si dedica al più decisamente al teatro collaborando con il centro DAMM zone autogestite di Montesanto. Da quest'importante esperienza scaturirà "La storia spettacolare di Guyelmo el Pesado che voleva rovesciare il mondo " di Maurizio Braucci, prodotto dalla compagnia libera mente per la regia di Davide Iodice; lo spettacolo riscuote consenso, partecipa anche a festival nazionali come Sant'Arcangelo dei teatri , "Diva " di teatro Settimo, e viene rappresentato per più di due anni.

Poi decide di tornare al teatro, a Napoli: “Era venuta a maturare dentro di me l'esigenza di avere un contatto fisico con le persone. Le volevo vedere in faccia, rivolgermi fisicamente a loro”, esordisce Antonella, sorridendo. “Cosí ho deciso di ricominciare dal cabaret. Solo io e il pubblico: un'esperienza estremamente faticosa, ma molto importante”; riguardo alle motivazioni che l'hanno ricondotta a Napoli dopo tanto tempo é stata molto chiara: “Ho risposto all'appello: 'Napoletani tornate a Napoli, venite a FARE la città. Non volevo mancare, volevo esserci, volevo essere un'artista napoletana, con tutte le connotazioni che ne derivano”.
In seguito collabora con Alessandra Cutolo fondando e dirigendo la compagnia teatrale "i liberanti " con detenuti ed ex detenuti; per quattro anni vengono prodotti spettacoli che sono rappresentati prima solo in carcere, poi, con il meccanismo del permesso premio, in teatri cittadini. Nascono così "Aspettando Godot " e "Per finire " da Beckett, "Oreste " da Euripide, "Calderon: il padre, il figlio, la torre e il palazzo", da Pasolini. Nonostante le pesanti difficoltà umane e burocratiche la compagnia riesce a partecipare al Festival "Primavera dei teatri " a Cosenza, al premio Scenario 2003, a Vincere il premio "Ustica ", a partecipare al "progetto Petrolio ", a "Maggio dei nuovi teatri " del Mercadante a Napoli e a Volterrateatro 2004.
Nel 2005 sono da ricordare la sua partecipazione ad "Un posto al sole", il laboratorio "metropoli invisibile " per il Nuovo Teatro Nuovo, e la sua prima regia per" Santa Giovanna nei macelli" da B. Brecht che ha debuttato a "Virgiliano in scena ".