"Canto Spirituale Canto Popolare"Poeta: A sua immagine E nell'attesa di tutta la terra tutta la terra saliva, cresceva, e piante e rettili e alati e fiere, come in sogno la terra attendeva � una parola inaudita egli disse, un misterioso, incredibile verbo, non mai finito e sempre al presente: cos� maestoso suo verbo sul mondo! E cre� l'uomo a sua propria immagine, a somiglianza sua Dio lo fece, uomo e donna ad immagine sua: � come Iddio: coscienza e amore! Era un'argilla impregnata di acque e ora la orna di sensi divini, e in volto gli alita il proprio suo alito: ecco, respira e sorride e gi� parla! Con Dio parla in mezzo al giardino, con lui cammina insieme la sera, e ogni cosa poi chiama per nome: nella sua voce canta il creato! Era la notte del mondo alle spalle, nudi andavano verso l'aurora dalla bellezza di Dio adorni: il sesto giorno tra sera e mattino! Ma solo Cristo � l'alfa e l'omega, non basta l'uomo a placare l'attesa: � lui la vita che ogni essere invoca, Cristo risorto e presente per sempre. Allievo: "Cantate, dunque, con arte"! Turoldo: Ma che cosa � l'arte? E cosa non � arte? Lo stesso "artigiano" � un attore dell'arte. L'arte � di tutti: anima e forma di ogni bellezza. Ma � la musica il culmine di ogni arte. Non a caso i Greci chiamano musica l'arte che si ispira a tutte le muse: universo di ogni espressione dello spirito, linguaggio supremo della divinit�. Nessuno potr� mai dire quello che Dio esprime. Anche a Dio nulla di meglio si addice che la musica, nella foresta dei segni e delle immagini. Ogni tentativo di definire, nel senso di cristallizzare, il messaggio di una musica � arbitrario. L'ultimo atto della musica � l'assoluta intraducibilit�. Come � di Dio appunto. Perci�, musica quale "confusione" di tutte le arti. Non a caso solo nella musica si pu� dare la ripetizione: l'inesauribilit� della composizione, la possibilit� di durare senza fine. Unico esempio lecito fra tutte le arti. Poeta: Fonte amorosa di luce e di canto, che fai le cose grondare di luce e vi condensi in sillabe il verbo che il canto scopre e compone in preghiera. � luce tua la nostra ragione, ma � pi� splendida luce la fede: Dio conservaci in cuore il tuo dono perch� passiamo sicuri la notte. Ora che scende gloriosa la sera, pur le ferite tu fascia di luce, e come il corpo di Cristo sul Tabor grondi di luce ogni volto di uomo ... Allievo: Giusto pensare che la pienezza dello spirito � sempre affidata all'espressione musicale: pienezza sia della gioia sia del dolore. Turoldo: Per narrare, ad esempio, la beatitudine ultima nessun poeta ha nulla di meglio da dire che: "Allora canteremo, allora danzeremo!". E nulla � di pi� orrendo che l'assenza dell'armonia, che poi � assenza di ogni bellezza e di ogni gioia, invadenza di stridori e frastuoni: uccisione e morte appunto della musica, simbolo della perdizione. Cos� dunque il poeta nulla di meglio conosce che la musica per dire il massimo della sofferenza e della solitudine. Musica, sostanza delle cose. Musica, celebrazione estetica del creato. Musica, il fiume della stessa rivelazione; essenza della divina Sapienza, la fanciulla che presto ci introdurr� nel Tempio. Allievo: Dunque, per la sua indeterminazione, l'evento musicale � sempre creativo. Turoldo: Vibrazione del suono mai udito prima, pure nella ripetizione; suono mai eguale a se stesso. Mai che siano uguali le risonanze, non solo da cuore a cuore, ma dentro lo stesso cuore. Allievo: Perch�, poi, quando potr� dirsi vera ripetizione? C'� mai un suono che si ripeta? Esiste una voce che sia uguale a un'altra voce? O non � forse come il volto dell'uomo che non si ripete mai? Turoldo: Sempre nuove sono le onde del mare. E sempre nuove le primavere. Per questo penso che non vi sia nulla di pi� creativo della musica per potere esprimere la misteriosa e incontenibile realt�. "Dio, sei il mio respiro ... ". Il respiro! Pi� ancora che la ruah. La ruah � anche dell'animale, ma il respiro � solo di Dio e dell'uomo. Di Dio e dell'uomo insieme. (Oh, la divina fusione del tempo e dell'eterno, del creato e dell'increato! La comunione, la partecipazione della stessa vita, dello stesso pensare, dello stesso sentire ... ) Allievo: Certo, il pericolo � grande: � il pericolo dell'idolatria, della tentazione di adorare il significante invece del significato. Turoldo: La tentazione di Pietro di "fare qui tre tende", di fermarsi al mezzo e non al fine. Qui intendiamo riferirci non tanto alla musica nella sua essenza profonda, quanto alla presenza oscura di un male che comunque ci abita: un male annidatosi gi� nell'armonia dell'Eden. Certo, nessuno pu� dirsi salvo dalla multivalenza e dalla indeterminazione del suono; nessuno mai pu� dirsi immune dalla magia che emana dalla luce del crepuscolo o dalle notti lunari; nessuno che sia sempre sicuro di non illudersi. Sempre coesistente � il peccato, la tentazione di misurarsi con il Benedetto, l'Innominabile; misurarsi con Lui, di cui non esiste forma. Tutti i termini divini infatti si fermano al di qua, giungendo nel caso pi� felice appena alla soglia: Poeta: Deit� che permani oltre lo stesso Dio: e tu in muta attesa. Allievo: S�, la musica pu� diventare demoniaca. Turoldo: "La musica pu� avere una forza deduttiva tale da introdurre follia ... come nelle esecuzioni orgiastiche del culto di Baal". Pur certi comunque che pu� essere ancora la musica a guarire Saul. Poeta: "Care ti siano queste parole che la mia bocca ora ti canta, Signore": Sei la fonte radiosa dello stesso pensare e stai nel pi� intimo del mio intimo respiro del mio respiro e vento che cavalca i marosi: oppure alito appena che accarezza le cime degli alberi e luce che inonda dolcemente i campi di grano all'alba. Gemito sei dell' intera natura il desiderio che ci fa verticali: passione di esistere di tutte le vite. Sei tu l'anima dell'atomo la forza di coesione della pietra il principio dell'unit� dei mondi, o pastore di costellazioni. Nessun tempio ti contiene, n� i cieli dei cieli! Ti invocano i fiumi e non sanno ti cercano le radici e non sanno ti cantano gli uccelli nel bosco e non sanno, solo questa coscienza sa che tu sei. E sei fin dal principio, e nulla esiste se tu non sei: noi soli coscienza di questo splendere di astri: noi la coscienza di quanto narrano i cieli e il giorno tramanda al giorno e la notte alla notte ... Allievo: � vero, l'intelligenza esige che in principio sia il verbo. Senza, non � possibile nessuna intelligenza; la stessa coscienza � negata. Turoldo: Senza il verbo non esiste luce. Tuttavia anche il verbo, per essere tale, per essere percepito appunto, non pu� che provenire dal silenzio, vibrando dentro il silenzio: senza mai cessare di suonare, e ri-suonare per l'universo. Se infatti dovesse cessare, ecco che tutto vanirebbe, neppure nel silenzio, ma nel Nulla infinito da cui proviene ogni cosa: il Nulla � annullato dall'Essere che perci� pronuncia dall'eterno l'unico infinito ver'oo "per il quale tutto � stato creato". Parola: divino suono creatore che sta alla genesi di ogni essere. Parola che viene dal silenzio, ed � Dio; e nello stesso tempo "sta presso Dio". Per dire l'inizio del "dis-correre". Creature che diventano involucri di divine sillabe; Verbo che diventa sostanza di ogni nostra parola. Parola primordiale: vocali e consonanti che fondano la prima esposizione musicale del mondo. "In principio era il verbo". Allievo: Certo; ma perch� � detto anche che "il Verbo era presso Dio"? Turoldo: Quello � l'interstizio che segna la prodigiosa scaturigine di ogni divenire e fonda la sintassi di tutti i linguaggi. Allievo: E sappiamo tutti che il silenzio � il grembo dal quale ogni suono proviene. Allora, in principio era il Verbo o il Silenzio? Turoldo: Non � lo stesso Verbo che necessariamente richiama e rimanda ~ Silenzio? � palese ora perch� Dio non fa che pronunciare in eterno il suo Verbo; e non pu� pronunciare che un verbo, senza cessare di esprimerlo m . Poeta: Mentre il Verbo infinitamente risuona dalla tua bocca tra voi spira in vortice unico amore: fuoco che spezza la circolare esistenza e per fiamme infinite si espande ... Lasciamo dunque la notte alle spalle: canti di gloria salutino l'alba, mentre la terra si dona alla luce e ogni cosa ritorna alla vita. Cos� la grazia c'inondi e ristori, ricolmi i cuori di canti e speranza: la sua Parola ci riapra la strada nella foresta di vie e di case. Cos� la gloria di Dio si effonda come la luce sorgente all'origine: cos� gli uomini godano insieme di questo crescere di Dio sul mondo. "Veder gli effetti mie' dolci' e perfetti / lasciar per frottole i vaghi intelletti" "II poeta resta, in quanto alla figurazione delle cose corporee, molto indietro al pittore, e delle cose invisibili rimane indietro al rnusico". Cos� Leonardo si esprime nel suo Trattato della Pittura e si tratta forse di una delle definizioni pi� affascinanti: la Musica come "figurazione dell'invisibile", che eccelle nel rendere la bellezza dei suoni e delle voci, bene evoca l'affascinante speculazione teo rica e la vitalit� del pensiero rinascimentale. L'ambiente musicale del Quattrocento e degli inizi del Cinquecento � caratterizzato da una straordinaria vivacit�: presenze importanti, contatti fra le citt� e le corti che diventano luoghi privilegiati di scambio fra culture ed esperienze diverse. Se da una parte vi sono i "fiamminghi" che firmano i capolavori polifonici, dall'altra gli "i- taliani" portano in dote una rara inventiva e freschezza melodica; un vero e proprio "laboratorio" di idee che porter� alla nascita di alcune delle forme fra le pi� piacevo- li della storia della musica. Se la prima comparsa del termine "frottola" risale alla fi- ne del Trecento (con le parole di Madonna Musica "Veder gli effetti mie' dolc'e per- fetti / lasciar per frottole i vaghi intelletti" nel madrigale di Francesco Landini "Musica son") sar� fra il Quattrocento e il Cinquecento che tale genere trova il suo massimo splendore e diffusione. |