"E l' AM divenne maggiorenne"Quando il festival divenne maggiorenne, nel 1984 Quell� anno si fece una gran festa , per celebrare i diciott'anni dell'Autunno Musicale. Ed Enzo Beacco si chiedeva se fosse solo perch� sembrava tornato in uso fare cos� un ritorno alle buone maniere. �Ma no, perch� l'Autunno Musicale ha una personalit� che addirittura pretende di imporsi come modello per altri festival musicali, talvolta riuscendoci, e non solo nel Comasco, nel Lombardo, nella Padania, nella Penisola. Sar� forse una festa che annuncia importanti cambiamenti. Come succede a una persona che di colpo l'anagrafe, appunto a diciott'anni, trasforma da adolescente in adulto maggiorenne, con altri diritti e nuovi doveri. Ma, Beacco prosegue, una rapida scorsa al programma dell'Autunno Musicale non rivela alcuna rivoluzione rispetto alle edizioni precedenti. Anzi si � nel segno di una continuit� perfino provocatoria. Le singole manifestazioni sono raccolte in "filoni" o "aree di ricerca" che al fondo restano quelli di sempre: musica d'ispirazione religiosa, omaggio all'aurea et� barocca. romanticismo"eccentrico" (nella fattispecie quello russo-americano di Rachmaninov), giovani esecutori e nuovi compositori, cultura popolare e canzoni d'autore, educazione e dibattito... Ma forse la festa vorr� festeggiare proprio diciott'anni di continuit� di una formula, di una organizzazione. E sarebbe festa legittima con i tempi che corrono e bruciano sempre pi� velocemente formule e iniziative (mentre le casse piangono, i finanziamenti non arrivano, gli sponsor non si trovano). Ci sarebbe per� il rischio di fare una festa per sopravvissuti, di creare allegria di naufraghi, di evocare lo spettro della danza sulla nave che affonda, Niente di tutto questo, allora e neppure amarcord dei successi passati. No, � un diciottesimo compleanno come nuovo pretesto per un'altra festa che abbia lo spirito di quelle organizzate negli Autunni Musicali precedenti. Che sia cio� una festa dove il divertimento appoggi su una proposta culturale la cui seriosit� sia ammorbidita dallo spettacolo e dal luogo (che � poi la splendida Villa Olmo, con lago e giardino). Che ancora una volta esprima lo "stile" che � diventato proprio dell'Autunno Musicale: il fare le cose (i programmi, l'organizzazione) senza mai prenderle troppo sul serio, alleggerendole con provocazioni e contaminazioni, perch� nulla cristallizzi diventando definitivo, e noioso; e invece tutto resti fluido, e stimolante, e suscettibile di rivisitazioni nelle prossime edizioni, nelle prossime feste di compleanno�. E� curioso ma, come si percepisce dal testo arguto di Enzo, che apriva il catalogo del 1984, gi� allora c�era la sensazione che occorresse in qualche modo difendere il presente. E� stata una costante: come dire, questa edizione del Festival dell� Autunno � bella ma non eguaglia quelli gi� fatti. Dell� Autunno si � sempre parlato, sin dalle prime edizioni lamentando un passato fulgido, da rimpiangere o di essere un prodotto di �lite. Ma la curiosit� � una componente da �lite? Offrire musiche belle ma sconosciute rappresenta uno snobismo o un invito? I film che si vanno a vedere sono normalmente sempre nuovi e a nessuno viene in mente di considerare il fatto come stravagante. Questa � l� ottica, e in 43 anni la profusione di musica nella nostra citt� � stata incredibile. Migliaia di brani presentati al pubblico e di ripetizioni ne troveremo una cinquantina al massimo. Tornando ai diciott� anni � sempre a corto di soldi - chiesi a tutti i nostri amici e ai ragazzi che pur cambiando di anno in anno venivano ad integrare la macchina organizzativa nei periodi di festival di portare una torta. Arrivarono 72 torte messe su un grande tavolone nel salone di Villa Olmo e chiesi anche a diversi pasticceri di dedicare una torta musicale all� Autunno. C� era anche un premio e lo vinse Arte Dolce, ricordo. Lo spettacolo, fatto con tre soli ballerini, era su una pedana l� dove dal giardino scende a lago. Si basava su musiche dai ritmi forti (Bartok, Strawinskji) e furono cadenzate da fuochi d� artificio (strepitosi, di Valerio Festi allora alle prime armi) che si muovevano in cielo senza rumore, in perfetta sintonia con la danza dando a tutti l� impressione di essere entrati in una magia. Una serata indimenticabile per tutti. Non c� erano grandi nomi, e neppure musiche di normale fruizione. C� era un� idea e la bellezza che proveniva dalla sua realizzazione. Ma a proposito degli studenti che collaboravano ai vari festival (che venivano chiamati i boys, anche se c� erano parecchie ragazze) e che avevano portato molte delle torte a tema musicale, va detto che era per loro una stagione quasi di iniziazione, scoprivano un rapporto con la musica e la cultura nella quotidianit� delle cose, nelle continue emergenze, nel rapporto con gli artisti, e anche con noi. Era divertente sentirli discutere perch� ciascun gruppo riteneva di aver vissuto il pi� bel festival, commiserando gli altri. C� erano una quantit� di aneddoti e anche poggi, se ci incontriamo con alcuni di loro ne escono ricordi gustosi che allora ci eravamo anche persi. Come rivedere le situazioni da un� altra angolatura, con gli occhi loro e le valutazioni di chi si affaccia ad un nuovo orizzonte e lo vive come una propria personale esperienza. Penso come sarebbe importante che tanti ragazzi oggi potessero fare esperienze del genere. Altro che happy hour! |