"Tra Oriente e Occidente"San Romualdo, Pietro Orseolo, Giovanni Morosini, Giovanni Gradenigo e l�abate Guarino di Cuix�. Nel pieno delle turbolenze sociali e politiche del passaggio di millennio, spicca la personalit� complessa e inquieta di San Romualdo di Ravenna. Come delineare la figura di questo monaco un po� originale, che diventa eremita itinerante a cavallo dell�anno Mille ? Qualche decennio prima della divisione della Chiesa di Roma da quella greca di Costantinopoli (1054), Romualdo innesta sul tronco benedettino occidentale la tradizione monastica orientale. E� l�eredit� pi� preziosa lasciata ai suoi discepoli da un monaco che, molto presto, abbandona col consenso dell�abate il suo primo monastero, e conduce vita eremitica attratto dalla spiritualit� dei Padri del deserto e di Cassiano. Romualdo, entrato ventenne a Sant�Apollinare in Classe (Ravenna), proviene da un ambiente cittadino che nei secoli X-XI conserva ancora i riflessi della luce d�Oriente nei magnifici mosaici delle chiese bizantine dei secoli V-VI. Ben presto lo troviamo nella laguna veneta in compagnia dell�eremita Marino e subito dopo in viaggio con Pietro Orseolo, Giovanni Morosini, Giovanni Gradenigo e l�abate Guarino verso il monastero di san Michele di Cux�, di cui Guarino � abate. Tuttavia all�estremo occidente di allora, presso l�abbazia di Cuxa nei Pirenei, che Romualdo imparer� a scoprire a fondo l�Oriente. L�, per circa dieci anni, studia e approfondisce la dottrina spirituale dei Padri del deserto. Soprattutto vive in prima persona l�esperienza di vita eremitica in una piccola comunit� organica con Pietro e Giovanni, appoggiata strutturalmente alla grande abbazia. Questa esperienza segner� profondamente il futuro di Romualdo e il suo modo di organizzare i vari nuclei di discepoli che si raggrupperanno intorno a lui come a insigne maestro di vita monastica. La testimonianza di Romualdo si staglia come una permanente�rottura creativa�, frutto di una rilettura attenta ed incarnata della tradizione monastica. Egli fu anacoreta itinerante, ma anche aperto al dialogo e alla comunione con i Papi, gli Imperatori, i Vescovi e gli Abati, specialmente con Odilone di Cluny, Ugo di Farfa, Guarino di Cux� e l�abate di Montecassino. Lo si potrebbe definire dotato di carisma monastico aperto, che verr� a qualificare i camaldolesi, da lui fondati (1012), nel corso dei secoli fino ad oggi. Comunione feconda tra carisma e istituzione, tra vita eremitica e vita cenobitica, tra intensa ricerca di Dio e calda umanit� ricca d�amicizia e di coltura, tra solitudine e presenza alla Chiesa e alla societ�, quale testimonianza di un amore indiviso a Dio e all�uomo fino al dono totale di s�. |