Print  Versione italiana
Home > Archives > 'Gli ordini monastici' � Monastic orders > Altri concerti 2007 - Lombardia Europa Musica > San Romualdo

"San Romualdo"

L�eredit� di Romualdo

Le Rodulphi Costitutiones
Liber Eremitice Regule

A cinquant�anni dalla morte di san Romualdo la parola e l�esempio del pater rationabilium heremitarum andavano confondendosi nei confini incerti della memoria dei suoi successori. I monaci che il santo aveva lasciato a Camaldoli avevano organizzato la loro vita comunitaria secondo l�esempio di Romualdo, ispirandosi alla Sacra Scrittura e soprattutto alla Regola di san Benedetto, ma integrando quei testi con usi e abitudini che si andavano definendo ormai come propri, peculiari di quella comunit�. Si era sviluppato uno stile di vita (usus,mos, consuetudo)

Con caratteristiche proprie, praticato secondo un diritto consuetudinario che necessitava di una codificazione per fissarsi e conservarsi nel tempo. La prima legislazione camaldolese nasce con l�intento di mantenere e salvare quello che l�esperienza  ha creato, approvato, consolidato. Cosi le Rodulphi Costitutiones (sigla: RC) esprimono il desiderio e la necessit� di fornire una legislazione alla comunit�. Nelle RC il legislatore, il priore Rodolfo I, rievoca le origini ella fondazione romualdina di Camaldoli, definendo i rapporti e le differenze tra eremo (Camaldoli) e ospizio (Fontebuono), e stabilisce norme alimentari e ascetiche. Alla RC la tradizione camaldolese associa da lungo tempo il secondo testo legislativo, il cosiddetto Liber Eremitice Regule (sigla: LER) attribuendolo allo stesso priore Rodolfo I. Il LER � un testo molto diverso dal precedente, pi� lungo e pi� complesso. Ricorda anch�esso, mitizzandole, le origini di Camaldoli, espone una ricca dottrina di vita eremitica e detta norme di comportamento ascetico. Il LER � notevole per la sua intensa carica spirituale, che ne fa qualcosa di pi� di un semplice testo legislativo.
Questi due testi, letti insieme o isolatamente, sono da sempre stati al centro dell�attenzione dei Camaldolesi per esigenze varie (legislative, storiografiche, spirituali) e non hanno cessato di suscitare interesse nei maggiori e pi� qualificati medievisti  contemporanei.

A tale proposito � interessante un brano di Thomas Merton:
In un�et� che dette molti monumenti di legislazione monastica, queste costituzioni sono uno dei documenti pi� mirabili, anche se dei meno conosciuti, che merita senz�altro di essere posto sul medesimo piano delle Consuetudini di Guido il Certosino e degli usi  di Citeaux (�) Dall�insieme si ricava un�impressione di equilibrio, di saggezza e di soprannaturale buon senso; vi si riflettono contemporaneamente il vero spirito del Vangelo di Cristo e la sapienza dei pi� grandi Padri del deserto, che lungi dall�essere degli estremisti, furono soprattutto grandi per la loro singolare prudenza in contrasto con lo smodato zelo dei loro contemporanei.
Il significato dell�eremitismo, in particolare di quello camaldolese, nella storia della societ� e della Chiesa altomedioevali � quello di una contestazione silenziosa del mondo e dei suoi valori, ambizione, potere e ricchezza, di una alternativa radicale ad un modello umano e sociale che si andava imponendo. Nel secolo XI e il successivo vedono il trionfo dell�eremitismo e la crisi del cenobitismo, crisi che nasce paradossalmente da un eccesso di prosperit�.

La maggiore preoccupazione di Rodolfo era quella di salvaguardare la peculiarit� della vita eremitica e impedire che ad essa subentrasse la vita cenobitica, a Fontebuono come a Camaldoli; Rodolfo temeva fortemente che l�eremo di Camaldoli si trasformasse in cenobio e il suoo priore in abate. L�insistenza di questo punto era dovuta al fatto che l�osservanza della regola benedettina portava ci�on grande facilit� gli eremi a stemperare l�austerit� delle origini, trasformandoli lentamente in cenobi. Questo l�aveva gi� sperimentato Romualdo in prima persona, questo succedeva nello stesso periodo anche in altre fondazioni eremitiche italiane, a Pomposa, a Montevergine e a Pulsano.
La scelta di Romualdo di innestare l�eremitismo nel tronco del cenobitismo benedettino implicava una regolamentazione. Che  per Romualdo l�anacoretismo itinerante ed anarchico si trasformasse in eremitismo stabile e sottoposto ad un superiore, secondo la regola  di san Benedetto, questo era appunto il passaggio dal carisma all�istituzione; non era necessario l�altro passaggio, la trasformazione dell�eremitismo in cenobitismo. Quella �permanente tensione� tra eremo e cenobio, tra vocazione alla solitudine e richiamo alla comunione col mondo, poteva e doveva restare come elemento dinamico tra i due momenti del processo dialettico, senza che l�uno assorbisse l�altro. La soluzione di questo dualismo in sintesi, per quanto dinamica, ha costituito nei secoli l�essenza del magistero di Romualdo e il significato stesso della testimonianza di Camaldoli.